Un gruppo di ricercatori dello Swedish Medical Nanoscience Centre, diretto dalla Prof.ssa  Agneta Richter-Dahlfors, ha realizzato un neurone artificiale.

Si tratta di una importantissimo progresso scientifico che potrà avere nei prossimi anni un grande impatto nella cura delle malattie neurologiche.

Per il momento il neurone sintetico è ancora troppo grande, circa due centimetri, per poter sostituire i neuroni naturali, ma i ricercatori sperano di riuscire a miniaturizzarlo, fino a farlo diventare di dimensioni uguali a quelle naturali.

Il neurone artificiale è costruito con polimeri conduttivi, materiali in grado di condurre corrente elettrica, ed è costituito di due parti: una sensibile costituita da un biosensore che percepisce cambiamenti di segnali chimici, e una che trasforma questi cambiamenti in un segnale elettrico, che può essere tradotto nuovamente in un segnale chimico.

L’idea, infatti, è che il neurone sintetico (o più neuroni sintetici) possano essere stimolati – e quindi produrre un effetto – a partire da cambiamenti chimici dell’ambiente e non solo elettrici.

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Dispositivi analoghi potrebbero essere impiantati e usati per recuperare funzioni perse in seguito a danno neuronale o magari essere utilizzati per produrre degli effetti a distanza, sfruttando la tecnologia wireless, come ci spiega Richter-Dahlfors: Il biosensore potrebbe infatti essere collocato in una parte del corpo, e innescare il rilascio di neurotrasmettitori in luoghi distanti. Potremmo immaginare sia un sistema autoregolato sia controllato da un telecomando, immaginando nuove strategie per il trattamento dei disturbi neurologici.