Cos’è successo tra Russia e Turchia? Perché nessuno dei due molla davvero?
Le analisi politiche hanno naturalmente proposto diversi scenari approfonditi, ma c’è una domanda di vitale importanza da porsi: che tipo di relazione emergere tra due Paesi, se uno dei due cede?
Se prendiamo i precedenti articoli di questa rubrica scopriamo due cose:
- qualunque azione avessero compiuto Putin ed Erdoğan questa sarebbe stata una comunicazione (vedi l’articolo Non si può non comunicare):
- questa comunicazione definiva la relazione tra i due rispettivi Paesi (vedi Problemi di relazione).
E se ogni relazione può essere definita in tanti modi, ci sono sicuramente due tipologie generiche da considerare.
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Relazioni simmetriche e complementari
Da un lato abbiamo le relazioni simmetriche (sarebbe più corretto parlare di interazioni, ma dato che una relazione non è altro che un’insieme di interazioni qui useremo i termini in modo equivalente), dove sostanzialmente i due soggetti si considerano alla pari.
Dall’altro lato abbiamo le relazioni complementari, dove un soggetto è in posizione superiore (one-up) e l’altro è subordinato (one-down).
Nel primo caso potremmo pensare a degli amici, nel secondo al rapporto mamma-bambino.
Il bello è che questo vale anche per le Nazioni.
Se volessimo riassumere una serie di critiche fatte alla Merkel dagli altri leader europei potremmo metterla in termini di Non è giusto che tu stai sopra e noi sotto: cioè la Germania one-up rende tutti gli altri Paesi one-down.
E a non tutti piace stare sotto. A qualcuno sì, e in quei casi la coppia è felice e contenta: basti pensare al rapporto tra un sadico e un masochista, sebbene anche questi potrebbero finire nella paradossale condizione in cui il masochista dice Fammi del male! e il sadico risponde No!. Tutto per continuare a mantenere la propria posizione one-up.
Il quinto assioma della comunicazione umana dice proprio questo: esistono due grandi tipologie di interazioni, quelle che evidenziano un rapporto di parità tra gli interlocutori (interazioni simmetriche) e quelle che evidenziano la disparità tra i due (interazioni complementari), dove uno è sopra e l’altro è sotto.
Putin ed Erdoğan non potevano certo permettersi di farsi vedere one-down di fronte al loro popolo e alla comunità internazionale.
Ma poi stare one-down è davvero peggio? In certe relazioni no.
Pensiamo all’esempio madre-bambino, citato poco fa. Il bambino potrebbe fare i suoi occhioni grandi e lucidi (in stile Gattoconglistivali di Shrek) e dire: Mammina cara, ho tanta voglia di gelato.
È indubbio che lui stia sfruttando, più o meno inconsapevolmente, la sua posizione di subordinazione (Sei tu, mammina, che hai i soldi per comprarmi il gelato: io sono un povero bimbo nullatenente che dipende dalle tue grazie) per ottenere ciò che desidera.
In termini geopolitici potremmo dire che la Grecia stessa ha tentato qualcosa di simile. O l’Islanda, quando ha affermato: Signori, i soldi non ce li abbiamo, è vero, quindi dichiariamo bancarotta e tanti saluti.
Semplicistico, ma chiarificatore. E l’Italia? Ahimè, l’Italia sembra troppo spesso capace di percepirsi one-down rispetto a tutti, cosa che in realtà non è, poiché vanta numerosi settori e occasioni in cui dimostra di esser alla pari degli altri se non addirittura superiore. A riconoscerselo…
One-up o one-down? Complementarità o simmetria?
La verità è che, nella vita di tutti i giorni, sia che si parli di coppie, di amicizie o di colleganza, sia che si parli di relazioni diplomatiche, un po’ di simmetria e un po’ di complementarità dovrebbero esserci sempre.
Infatti, come nei più turbolenti matrimoni, a voler essere sempre alla pari si rischia di non cogliere i momenti in cui è meglio cedere o in cui è meglio prendere le redini: Andiamo al cinema stasera? – Non lo so, a che ti va di fare? – Non lo so, e a te? – Non lo so, tu? – verso l’infinito.
E a voler mantenere sempre e solamente una posizione di superiorità o di inferiorità rispetto agli altri, mantenendosi in una rigida complementarità, beh, le conseguenze ci sembrano evidenti, no?