C’era una volta la famiglia.
Quell’entità robusta, composta di parti stabili. Uno standard al quale ci si ispirava, un obiettivo da realizzare nella vita di ognuno.
Oggi non è rimasto quasi nulla di quel modello.
Da una parte si ripropone il Family Day, dall’altra si fanno avanti nella società modi diversi di vivere i legami interpersonali, nuove forme dello stare insieme.
Basti pensare alle separazioni e ai divorzi, ai single, ai monogenitori, alle convivenze, alle adozioni, all’affidamento. Alle famiglie allargate, ricomposte, di fatto e miste.
Il concetto di famiglia sembra in effetti intoccabile, smuove rigidità, dimostrando immaturità nel sapersi adattare alle svariate situazioni che la vita sociale impone.
Racchiude valori sociali, storici e culturali, racconta.
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Come si definisce una famiglia?
Esiste un concetto di famiglia nella Costituzione, uno nel Codice Civile. C’è quello della Chiesa.
La visione tradizionale interpreta la famiglia sulla base della struttura biologica, procreativa ed educativa dei figli, l’approccio interazionista la definisce invece in termini di legami, integrazione e attaccamento.
L’Istat (Istituto Nazionale di Statistica), definisce famiglia un insieme di persone legate da vincoli di matrimonio, parentela, affinità, adozione, tutela o vincoli affettivi, coabitanti e aventi dimora abituale nello stesso comune. Una famiglia può essere costituita anche da una sola persona. L’assente temporaneo non cessa di appartenere alla propria famiglia sia che si trovi presso altro alloggio (o convivenza) dello stesso comune, sia che si trovi in un altro comune.
Attenendoci a questa definizione, per definirsi famiglia non c’è bisogno della presenza dei bambini. Anche una coppia senza figli forma una famiglia.
Non serve nemmeno contare più di un adulto. Nel caso di due persone, non è un criterio la relazione intima sessuale. E non c’è bisogno del matrimonio (coppie conviventi).
Non ci si riferisce neppure ad un uomo e ad una donna.
Si legge anche che non è necessario condividere sempre la stessa casa, si rimane famiglia infatti pur vivendo o convivendo temporaneamente altrove.
Non è del resto considerata parte della famiglia una persona che abita nella stessa casa per motivi di lavoro, ad esempio.
Viene dato inoltre credito ai vincoli affettivi. Dovrebbero perciò essere considerate famiglia anche quelle situazioni in cui convivono persone che esulano da legami di parentela o di stato civile.
Oltre alle tanto discusse famiglie di fatto, tra queste ci sono famiglie per scelta, formate da chi è escluso dal matrimonio per qualche motivo o è allontanato dalla famiglia biologica.
Alcune volte si creano gruppi solidali, parentele, contatti, legami speciali: avrebbero diritto ad essere considerate famiglie.
Famiglia è prendersi cura di
Oltre a criteri quantitativi e strutturali, il concetto di famiglia si fonda sul prendersi cura l’uno dell’altro, sentirsi in dovere di esserci, scambio di sostegno emotivo e materiale, condivisione di esperienze.
Aspetti che la famiglia, perfino la più tradizionale, non assicura.
Essere genitori, fratelli o zii non vuol dire rimanere in contatto, né avere figli è un’assicurazione per avere assistenza nel momento del bisogno.
Si può essere geograficamente o emotivamente distanti, oppure, come spesso accade, disimpegnati l’uno con l’altro.
La famiglia tradizionale non offre sempre una cura adeguata ai bambini, anche se i genitori stanno insieme.
Non assicura sostegno, comprensione, serenità, intimità. Opportunità.
Le statistiche dicono che anche le famiglie che nascono su presupposti tradizionalisti hanno un rischio altissimo di spezzarsi.
Quelle ricomposte del resto – quando i genitori riescono in modo maturo e rispettoso a ridefinire i loro ruoli – possono offrire nuove figure di riferimento, risorse, soluzioni, nutrimenti intellettivi ed emotivi a favore dei più piccoli.
Nucleo familiare non significa sempre protezione e sicurezza: violenza e abusi nei confronti del partner o dei minori sono attuati soprattutto all’interno della famiglia.
È indubbio che il significato di famiglia vada rivisitato, mettendo al centro i concetti di legame, connessione emotiva, vicinanza, sostegno, rispetto e responsabilità, piuttosto che i vincoli di legge o sangue.
Anziché in termini di struttura, bisognerebbe pensarsi famiglia in termini di interazione. E di amore.
Lo stato di famiglia dovrebbe essere riconosciuto anche dai valori e non solo dai documenti.
Dovremmo rinnovare la nostra identità umana, devastata dall’invenzione di accordi, contratti, definizioni, divisioni e legami istituzionali.
Brunella Gasperini per Psicologia24