Il collegamento tra malattie fisiche e vita emotiva è conosciuto da sempre, basti pensare che le prime formulazioni sul rapporto mente-corpo sono state poste a cominciare da Platone.
La psicosomatica si afferma nel mondo occidentale con l’imporsi della medicina scientifica, nella seconda metà dell’Ottocento, con i primissimi studi sul rapporto tra eventi di vita e insorgenza di patologie.
In diversi studi è stata riscontrata una connessione tra infarto e rottura di relazioni. L’associazione, in alcuni casi, si è evidenziata anche in rapporto all’anniversario della rottura.
Una signora di 40 anni, senza precedenti cardiaci, si sveglia una mattina alle 7 con un forte dolore al petto. Viene ricoverata in ospedale con una diagnosi di infarto miocardico.
Durante una consulenza la signora racconta che, esattamente un anno prima, l’ex marito alle 7 del mattino prepara le valigie e la lascia per un’altra donna. Da quel giorno, la signora era stata affetta da ansia e depressione e si svegliava spesso alle 7, rivivendo la scena dell’abbandono.
Il suo attacco cardiaco si era manifestato nel primo anniversario dalla rottura del matrimonio.
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Il cuore come motore della vita
Il cuore è il centro che sostiene la vita poiché ha la funzione, attraverso la parte muscolare, la parte arteriosa e la parte intracardiaca, di pompare il sangue nell’albero circolatorio che a sua volta lo distribuisce a tutte le porzioni corporee attraverso la vascolarizzazione dei tessuti organici.
Batte ottantamila volte al giorno, più di 35 milioni di volte all’anno; attraversando tutti gli organi il sangue compie un viaggio di oltre 96.000 chilometri.
In tutte le culture, il cuore rappresenta il centro dell’affettività e nel comune linguaggio metaforico lo utilizziamo frequentemente: Grazie di cuore; Ho il cuore pieno di gioia; Ti amo con tutto il cuore; Ho avvertito una stretta al cuore; Mi hai spezzato il cuore.
Tutte espressioni che rivelano il simbolismo emotivo racchiuso in quest’organo e nella motilità cardiaca: ad esso vengono associati sia concetti positivi, legati all’amore, all’amicizia, alla bontà, sia concetti negativi, legati al dolore, alla separazione, alla tristezza.
La sindrome del cuore infranto
Il legame tra separazioni e cuore coinvolge strettamente gli ormoni e lo stress: abbandoni e separazioni provocano emozioni intense come dolore, preoccupazione, angoscia, tristezza, sensi di colpa, vergogna.
La difesa che si sviluppa in risposta a tali emozioni, come l’immobilità o la disperazione, ha un effetto immediato sul sistema nervoso autonomo e di conseguenza su quello ormonale e immunitario.
La sindrome dal cuore infranto è una patologia che si manifesta con una disfunzione del ventricolo sinistro come conseguenza a un evento di vita emotivamente stressante e doloroso.
Mi hai spezzato il cuore non diventa più metafora di un dolore ma la reale conseguenza di una forte sofferenza psichica legata alla separazione.
Il dolore vissuto porta a conseguenze fisiche che condizionano negativamente le funzioni vegetative ed endocrine tanto da provocare vere e proprie lesioni organiche.
Il cuore spezzato diventa espressione del conflitto conseguente alla perdita subita e il corpo diviene il mezzo attraverso cui scaricare il dolore.
C’è una crepa in ogni cosa
Inversamente, anche la guarigione risulta essere collegata a una dimensione relazionale: alcuni casi di regressione spontanea da malattie sono apparsi associati a miglioramenti nelle relazioni interpersonali.
In altri termini, il cuore batte, si può rompere e può guarire.
In fondo, come scrive Leonard Cohen:
C’è una crepa in ogni cosa.
Ed è da lì che entra la luce.
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