Affamati emotivi. Vampiri, in un certo senso, alla ricerca di considerazione, sostegno, approvazione.
La dipendenza affettiva rende così, morbosi e bisognosi dell’altro.
Attaccati in modo fantasioso ad una persona con una smania profonda di essere accuditi, accolti, amati.
Con necessità che vengono dal profondo e riecheggiano di nostalgie e dolori primitivi.
Di vuoti, assenze, perdite passate che disperatamente tentiamo di colmare aggrappandoci all’illusione di avere un legame.
Perché immaginare di appartenere ad un altro placa l’ansia. Seda quel dolore sordo ma potente che porta ad utilizzare l’altra persona come appoggio e anestetico.
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La dipendenza affettiva nella coppia
Interpretata come segno di affetto profondo, la dipendenza in realtà tende a realizzare coppie dove partner complici si usano reciprocamente, più che amarsi.
In una sorta di licenza a distruggersi i due credono di appartenersi, concordano implicitamente che il loro rapporto durerà per sempre.
Si diventa dipendenti in amore perché siamo carenti nell’equipaggiamento emotivo di base, la nostra storia evolutiva non ci ha fornito le risorse necessarie, il nostro sviluppo è insoddisfatto.
Così andiamo in giro con serbatoi vuoti alla ricerca di qualcuno che li possa riempire, pronti a subire, sopportare, mettersi nella posizione di chi deve fare di tutto per meritare amore.
Ci attacchiamo disperatamente all’altro per bisogno.
Ci si sottomette, si cede, si accetta piuttosto che rischiare di perdere il nostro ancoraggio, il punto di riferimento.
Ci infiliamo in relazioni ambivalenti ponendoci in modo passivo, disposti ad umiliarsi, a perdersi progressivamente pur di avere supporto e approvazione.
Rimaniamo in legami logoranti, totalizzanti, distruttivi diventando possessivi e controllanti per tenere stretto il nostro caregiver, colui che si prende cura di noi, siamo terrorizzati all’idea di perderlo.
E quando avvertiamo qualcosa che somiglia al rifiuto monta la rabbia per poi pentirci e tornare a tollerare tutto pur di recuperare il nostro amore.
Diventa nel tempo un modello persistente e ripetuto di legarsi, pensarsi e stare accanto.
L’altro deve salvarci, senza di lui non siamo niente.
Forse la sensazione di amare si fa intensa proprio quando sono più forti le esigenze di rassicurazione, cura, sostegno.
L’amore di coppia come risposta a tutto è del resto un’ossessione della nostra cultura popolare. Che idealizza, drammatizza e sostiene modelli di dipendenza.
Dicendo che senza l’altro non siamo niente, non si può vivere. Che amare vuol dire soffrire.
Che l’amore può tutto, anche diventare arrogante e aggressivo.
Donna e dipendenza
In particolare per le donne sembrano valere questi messaggi. Sono loro le elette al sacrificio e alla dipendenza, a rivestire il ruolo di donatrici di amore, a fare dei rapporti di amore l’unica ragione di vita.
Intraprendenza, vivacità e successo femminile nel lavoro e nella vita di relazione si sbriciolano facilmente nei coinvolgimenti intimi.
La dipendenza appartiene ad ogni legame, in parte.
Anche all’amore, questa esperienza straordinaria che ci fa legare in modo forte, puntellare la nostra esistenza ad un’altra persona.
Molte parole associate alla dipendenza, del resto, come ossessione, attaccamento, irrazionalità, si addicono anche al sentimento amoroso.
La neurochimica che scatena l’innamoramento ci rende vulnerabili, le sensazioni di piacere legate a questo sentimento sono tra le più potenti, ci fanno stare bene, può essere difficile rinunciarvi.
Ma diverso è sottoporsi per sentirsi al sicuro, dare all’altro il dominio totale della nostra vita, averne bisogno come una droga.
Secondo la scienza ci sono evidenti corrispondenze tra le dinamiche psicologiche relative alla dipendenza affettiva e da sostanze.
Come l’ossessione, la preoccupazione, la sensazione di perdere il controllo su se stessi, il non riuscire a fermarsi nonostante le conseguenze fisiche e psicologiche negative.
La visione svalutata di sé e la versione idealizzata dell’altro, la compromissione del resto della vita, il fatto che si viva solo per l’oggetto d’amore, si tende ad aumentare la dose volendo stare sempre di più vicino alla persona amata.
L’astinenza, quando l’altro è assente. La dipendenza affettiva rientra in effetti nella più ampia categoria delle Nuove Dipendenze (New Addictions).
Nutrirsi affettivamente in maniera sana
Come per tutte queste forme di disagio c’è bisogno di guarire le ferite del passato, imparare ad amarsi, perdonare. Recuperarsi.
Attingendo da modelli sani, lontani da miti di coppia.
Non c’è bisogno di rivolgersi ad un altro per completarci e salvarci.
Si ha bisogno di abbandonare idee di fragilità su se stessi, cominciando a cercare dentro, e non più al di fuori di noi, apprezzamento e sicurezza.
Rovistare tra le nostre risorse interiori, tirare fuori autostima, assertività, rispetto e buttare certe convinzioni passive.
Imparare a nutrirsi affettivamente da soli, senza elemosinare da altri.
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