Una delle storie più impressionanti della letteratura moderna, completamente assorbita nel nostro immaginario, è Lo strano caso del dottor Jeckill e Mister Hyde di Robert Louis Stevenson: un romanzo pubblicato più di un secolo fa, svolto come una trama poliziesca ma che mette in gioco temi suggestivi, coinvolgenti, parlando degli aspetti oscuri e misteriosi dell’animo umano.
E’ stato lo psicoanalista svizzero Carl Gustav Jung a introdurre il concetto di Ombra in psicologia per riferirsi al lato nascosto, potenzialmente pericoloso e distruttivo, della personalità.
E quindi il negativo, l’inaccettabile, gli impulsi, gli istinti, tutto ciò che è e appare incompatibile con l’atteggiamento consapevole, con la persona o personalità cosciente.
Ti può interessare anche: Il disturbo narcisistico di personalità
Il nostro lato oscuro
L’idea di una parte o di un’entità negativa, estranea, nemica, avversaria da disumanizzare e demonizzare è un concetto del resto utilizzato non solo dal singolo ma dai gruppi, dai culti, dalle religioni e da paesi interi.
È anche alla base della escalation di violenza alla quale purtroppo assistiamo nella nostra storia attuale.
Infatti, in termini di economia psichica, ci è più facile isolare, mettere in una specie di riserva, identificare in gruppi ben distinti, il male, l’inaccettabile, l’inferiore. Gli aspetti negativi di noi.
Lo facciamo sia collettivamente che a livello soggettivo intrapsichico. Perché neghiamo la nostra ombra proiettandola sugli altri. E così evitiamo di affrontare noi stessi.
Nonostante la fama di demone interiore, l’Ombra è però anche intessuta di istinti normali, reazioni appropriate, percezioni realistiche, impulsi creativi, come ha annotato proprio Jung evolvendo il concetto di questa caratteristica universale della psiche umana, di questo archetipo.
L’ombra ci parla di figure oscure, è vero, ma non per forza sinistre, semmai solo sconosciute. Di quell’insieme di attitudini, preferenze, inclinazioni non scelte.
Di aspetti che ci appartengono e però restano marginali, inclusi coscientemente nel modo di comportarsi. Parti di noi lasciate fuori. Vita non vissuta.
Tutto ciò che è stato represso, tutto ciò a cui non è stato permesso di esprimersi, che ha avuto poca chance di venir fuori. La persona che abbiamo scelto di non essere. Il nostro gemello psichico.
E’ vero che alcuni elementi oscuri sono potenzialmente dannosi e non hanno bisogno di essere agiti: è meglio conservarli nella nostra interiorità. Come la rabbia incontrollata, ad esempio ma anche la sessualità impulsiva, oppure mentire, rubare.
Ma l’Ombra non è solo caos e minaccia. Piuttosto è fitta di lati inespressi che in sé non sono negativi o positivi, solo latenti. Come vocazioni, predisposizioni, interessi. Energie.
Ecco, queste cose preziose occorre portarle in superficie, estrarle dalle zone buie sapendole distinguere dal materiale ordinario o pericoloso.
Perché negare la nostra Ombra vuol dire focalizzarsi solo sulla parte di noi che sta alla luce senza conoscersi completamente. Ci sono contenuti che necessitano di riconoscimento e integrazione per la nostra realizzazione e crescita.
Luci e Ombra
Come spiega lo psicoanalista junghiano Aldo Carotenuto nel suo libro La nostalgia della memoria, la nostra ombra fisica, l’area scura proiettata su una superficie dal corpo, ci segue sempre ma si modifica a seconda della luce.
Ridotta nelle ore centrali del giorno quando il sole è più luminoso, assente nel buio totale. E questa può essere una metafora in ambito psicologico perché quanto più l’individuo vive a livello cosciente, quindi sta nella luce, tanto più non è in grado di vedere la sua ombra.
Chi si immerge totalmente nelle tenebre si confonde con esse. Identificarsi con la Persona – la luce – o con l’Ombra, ci allontana dalla nostra vera essenza, comprensiva di entrambi gli aspetti.
Entrare in contatto con la parte oscura di noi significa dare il via invece ad un processo trasformativo che porta ad individuarsi.
E’ fondamentale per non essere parziali, per vivere in modo autentico, in sintonia con i presupposti psicologici che caratterizzano la nostra individualità. Evitando di affidarsi solo a valori collettivi, estranei al nostro vero sé.
Tante scelte che ci sembrano sbagliate, molti sentimenti indegni, varie idee bislacche, possono avere senso e significato come voce altra che guida la nostra coscienza.
Assimilare la propria ombra, anche se viene fuori tanta resistenza nel farlo, è un’arte di recupero di aspetti non adeguatamente vissuti.
Portare alla ribalta e restaurare ciò che è stato respinto, abbandonato da qualche parte nel passato. Stimoli che possono ravvivarci, rafforzarci, risvegliarci. Potenzialità positive.
Forse il futuro va cercato proprio in questi contenuti trascurati, trattandoli come spunto di rinnovamento.
Ti è piaciuto questo articolo? Leggi anche gli altri della rubrica L’Alfabeto delle Donne!