Sotto il cappello dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) rientrano diversi disturbi di natura neurobiologica che compromettono una o più aree dell’apprendimento (lettura, scrittura, grafia, calcolo), causando difficoltà nello studio e nel lavoro.

Spesso vi sono ripercussioni anche sulla sfera emotiva e relazionale del soggetto, che a causa dei ripetuti insuccessi sperimenta sensazioni di inadeguatezza, sconforto e rassegnazione.

Negli ultimi anni la sensibilità sul tema è notevolmente aumentata – complice la legge n.170 del 2010 Nuove norme in materia di disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico –  tuttavia, persistono alcune false credenze che non permettono a genitori, insegnanti e bambini stessi di comprendere appieno la natura del disturbo.

Di seguito troverete 5 falsi miti ancora molto diffusi sui Disturbi Specifici dell’Apprendimento.

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1. Un bambino che ha difficoltà a leggere, scrivere o far di conto è sicuramente affetto da disturbo specifico dell’apprendimento.

Un bambino che presenta difficoltà in uno o più degli ambiti di apprendimento non è necessariamente un bambino con disturbo specifico di apprendimento.

Porre una diagnosi di DSA non è un compito semplice e veloce: vanno presi in considerazione numerosi fattori e il processo richiede del tempo.

La difficoltà negli apprendimenti potrebbe essere dovuta, infatti, a cause diverse da quelle proprie dei DSA.

Un disturbo specifico dell’apprendimento è un’alterazione funzionale, a livello neurobiologico, che riguarda gruppi di neuroni implicati nell’apprendimento di una o più abilità specifiche (lettura, scrittura, grafia, calcolo).

Per la diagnosi di DSA, pertanto, devono essere esclusi motivi di altra natura, quali: problemi a organi di senso (occhi, orecchie, etc.), ritardo mentale, disturbi emotivi o dello spettro autistico, fattori culturali, economici e ambientali.

Ciò non vuol dire che, ad esempio, chi ha un problema di vista non possa avere anche un disturbo specifico dell’apprendimento, ma che il clinico dovrà valutare attentamente da cosa dipende la compromissione di quella specifica abilità.

2. Un bambino con disturbo specifico dell’apprendimento ha un’intelligenza inferiore alla media.

I disturbi specifici dell’apprendimento sono alterazioni funzionali di determinati gruppi di neuroni, come già detto, coinvolti nell’apprendimento di abilità specifiche.

Pertanto, il quoziente intellettivo (QI) del soggetto non è compromesso o inferiore alla media.

Uno dei parametri fondamentali per porre una diagnosi di DSA è infatti quello della discrepanza rispetto al QI, cioè il disturbo dell’apprendimento non deve poter essere attribuito a quoziente intellettivo significativamente inferiore alla media.

Oltretutto, studi al riguardo indicano che circa il 33% dei soggetti con DSA possiedono un qualche talento: personaggi famosi quali Tom Cruise, Leonardo da Vinci, John Lennon, Muhammad Ali, Milton Erickson e Richard Bronson pare siano, o siano stati, dislessici.

3. I bambini con disturbi dell’apprendimento sono pigri e non vogliono impegnarsi.

Disturbi specifici dell’apprendimento 5 falsi miti

Bambini con disturbo dell’apprendimento vengono considerati, alle volte, come pigri e svogliati.

Sebbene possa accadere che, in seguito a continue frustrazioni, questi bambini sperimentino un senso di rassegnazione e rifiuto della scuola, non è vero il contrario, cioè che il disinteresse e la pigrizia causino i disturbi specifici dell’apprendimento.

Si tratta purtroppo di disturbi reali, con un impatto negativo forte nella vita di tutti i giorni.

Immaginate come potreste sentirvi se ogni volta che leggete qualcosa di nuovo vi servisse del tempo in più per pensare al suono delle parole, o se per capire il significato di una frase doveste leggerla più volte.

Immaginate lo stress di un bambino DSA chiamato a leggere davanti ai suoi compagni di classe col timore di essere ridicolizzato per la sua lentezza.

Purtroppo, in queste circostanze è molto probabile che il bambino sviluppi antipatia e rifiuto per la scuola.

4. Col tempo si può guarire da un disturbo dell’apprendimento.

Per prima cosa è importante sottolineare che un disturbo dell’apprendimento non è una malattia, e che pertanto non è corretto parlare di guarigione.

Si può nascere dislessici, digrafici, o discalculici così come si può nascere con un determinato colore della pelle o degli occhi.

Se il disturbo dell’apprendimento viene diagnosticato nei primi anni di scolarizzazione (seconda o terza elementare) vi sono buoni margini di miglioramento dell’efficienza dei processi compromessi.

Il soggetto non smetterà mai di essere un DSA, tuttavia attraverso interventi precoci si potrà sostenere il bambino durante il suo percorso scolastico, con l’insegnamento di strategie di studio efficaci e l’eventuale utilizzo di misure compensative (ad esempio la calcolatrice per i bambini discalculi) e dispensative (ad esempio la riduzione della mole di lavoro) si potranno risparmiare al bambino inutili sofferenze.

5. I disturbi dell’apprendimento possono essere trattati con medicinali.

Non vi sono ad oggi trattamenti medici di cui è stata provata l’efficacia nel trattamento dei disturbi specifici dell’apprendimento.

Piuttosto, è buona prassi attuare nelle scuole misure preventive per l’individuazione dei soggetti a rischio, specialmente durante l’ultimo anno di scuola materna e il primo anno di scuola elementare.

Intervenire precocemente sul potenziamento dei prerequisiti delle abilità di lettura, scrittura e calcolo permette di ridurre il divario tra bambini DSA e bambini non DSA.

Fare chiarezza sui disturbi specifici dell’apprendimento è necessario per i genitori, gli insegnanti e soprattutto per i bambini.

Esistono interessanti ricerche scientifiche che hanno dimostrato l’importanza, per il benessere psicologico dei bambini e dei ragazzi con DSA, di essere in grado di comprendere e spiegare ad altri la propria condizione.

Serena Firera per Psicologia 24