Il Dalai Lama ha detto:

Se avete dei nemici e pensate a loro continuamente, alle loro colpe, a quello che hanno fatto e al vostro dispiacere, allora non godete veramente di nulla.

Non riuscite a mangiare, non riuscite a dormire bene.

Perché dar loro questa soddisfazione?

 

Perdonare non significa dimenticare, giustificare o ignorare un atto grave o un’ingiustizia, non significa minimizzare l’esperienza vissuta, ma si tratta di un costrutto psicologico complesso che coinvolge aspetti emotivi, cognitivi e comportamentali.

Perdonare è lasciare spazio a una vita libera dalle ferite del passato, attraverso il perdono, infatti, si può imparare a lasciare andare e a ricominciare da capo.

Il processo del perdono è un viaggio e in quanto tale è il risultato di un lungo lavoro psicologico: nel perdonare le emozioni e il giudizio negativo nei confronti di chi ci ha fatto del male vengono alleviati e sostituiti da atteggiamenti più positivi di compassione, clemenza e amore.

Come sostiene Thich Nhat Hanh, monaco zen, poeta e costruttore di pace, ognuno possiede aspetti salutari e positivi, riconoscibili alla luce della consapevolezza.

Quando riconosciamo sinceramente le qualità dell’altra persona, è molto difficile rimanere vincolati a sentimenti di rabbia.

Ci ammorbidiamo, la nostra prospettiva si amplia e diventa in grado di includere tutti gli aspetti della realtà.

Quando non siamo più prigionieri di una rabbia cieca o di percezioni distorte e limitate o di giudizi, possiamo perdonare, ristabilendo amore e comprensione.

Il perdono è un processo di umanizzazione, poiché ci spinge a fare i conti con i nostri limiti, la nostra vulnerabilità e la nostra fragilità, ed è un principio di libertà, in quanto ci libera dalle ferite del passato, facendo pace con esso.

Perdonare significa abbandonare ogni speranza di un passato migliore: non ci si sforza di dimenticare o negare il fatto di essere stati feriti ma si cerca, invece, di arrivare a una relazione differente con il torto subìto.

Perdonare ci permette di proteggere la nostra salute dagli effetti disfunzionali della rabbia e delle emozioni negative, è un modo per vivere i sentimenti davvero significativi e importanti per il nostro benessere e il nostro equilibrio.

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Perdonare per guarire

Diversi studi hanno permesso di verificare che attraverso il perdono possono migliorare stati di malessere sia fisici che psichici: si possono verificare cali della pressione cardiaca, riduzione di sintomi depressivi e sintomi psicosomatici.

Perdonare ha l’effetto di alleviare stress, ansia, depressione e rabbia.

Perdonare riduce tutte quelle emozioni negative che non aiutano a superare il danno subìto ma al contrario ne peggiorano la salute psicofisica.

Psicosomatica della rabbia

La rabbia è senza dubbio un’emozione intensa, forse la più funzionale per gli esseri umani: ci fa sentire energici e in grado di affrontare le avversità della vita.

Se ben espressa può diventare perfino benefica per il nostro organismo.

Ma la sua forza può travolgere come un uragano e può diventare tossica per la nostra salute.

Numerosi studi hanno riscontrato che le persone tendenzialmente inclini a sperimentare vissuti di rabbia, in modo tale da esserne sopraffatti, da non riuscire a regolarla e gestirla, senza entrare realmente in contatto con essa, hanno una probabilità maggiore di sviluppare disturbi cardiaci.

La rabbia intensa, frequente e prolungata stimola in maniera eccessiva le aree del corpo che naturalmente ci aiutano a fronteggiare i brevi momenti di difficoltà.

La risposta di stress è benefica solo se momentanea, ma diviene dannosa per l’organismo se perdura nel tempo: è stata infatti riscontrata una concentrazione molto alta di PCR (una proteina rilevabile nel sangue, prodotta dal fegato, collegata all’aterosclerosi e al rischio di infarto) nelle persone inclini alla rabbia.

Se abbiamo difficoltà a perdonare, accumuliamo rabbia che finisce per danneggiare mente e corpo.

Il viaggio del perdono

Il viaggio del perdono è difficile e tortuoso, ma chi ha deciso di intraprenderlo ne ha ricavato una sensazione di benessere sia per la riconquista di una serenità che sembrava lontana e perduta sia per la possibilità di poter riprendere il viaggio della propria vita che si era momentaneamente fermato al capolinea della rabbia.

Come scrive Richard Bach:

Egli imparò a volare.

Scoprì che era la rabbia

a rendere così breve la vita di un gabbiano.

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