I comportamenti non verbali costituiscono la via di comunicazione principale delle emozioni: le espressioni facciali, la mimica, la cinesica, l’aptica trasmettono messaggi di cui spesso non siamo consapevoli.

Ma che cosa sono le emozioni? Possiamo comprendere quando gli altri sono turbati o emozionati, ma che cosa significa questo esattamente?

Un concetto generalmente accettato è che alcune forme di espressione affettiva sembrano essere universali e dunque presenti in tutte le culture umane, ma la natura delle emozioni resta oggetto di controversie fra i ricercatori che lavorano nell’ambito di diverse discipline.

Il punto essenziale è che le emozioni non possono essere circoscritte a specifici circuiti o aree cerebrali: le aree limbiche sono sicuramente responsabili di meccanismi attributivi di significato e valori degli stimoli; sono inoltre implicate nel sistema di elaborazione delle informazioni, annettendo a quest’ultimo la capacità di riconoscere i volti, l’affiliazione e la teoria della mente, andando a confermare l’origine sociale delle emozioni stesse e ad enfatizzare il concetto che queste coinvolgono l’intero cervello.

Uno studioso in particolare, Kenneth Dodge nel 1991, affermò che tutti i processi di elaborazione delle informazioni sono emozionali; l’emozione è l’energia che dirige, organizza, amplifica e modula l’attività cognitiva.

Le emozioni riflettono l’essenziale dei modi in cui la mente emerge dall’interfaccia tra processi di natura neurofisiologica e tra ciò che rientra nelle dinamiche di interazione interpersonale: funzionano come un insieme di meccanismi integrativi che collegano vari sistemi in un flusso temporale dinamico; ci preparano all’azione, all’interno del cervello radunano processi differenti che stanno alla base della costituzione di stati mentali; nelle relazioni interpersonali consentono di mettere in connessione le menti dei singoli individui.

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L’universalità delle emozioni

Nel 1872 Charles Darwin scrisse il saggio dal titolo L’espressione delle emozioni nell’uomo e negli altri animali in cui ipotizzava la natura innata delle emozioni.

Ad esse corrisponderebbero espressioni facciali e corporee univoche, sia in uomini di diversa etnia, sia in primati non umani.

Le concezioni sull’universalità delle espressioni emozionali di base riscontrarono particolare risonanza dopo la metà degli anni ‘50.

Ricercatori eminenti quali Friesen, Ekman Izard ritenevano che all’origine dell’espressione delle emozioni e dell’esperienza emozionale vi fosse un preciso numero di programmi neurofisiologici innati.

Esisterebbe, quindi, un percorso specifico per ogni emozione che assicurerebbe l’invariabilità delle espressioni facciali, associate a ciascuna emozione. I programmi neuronali innati, ereditati filogeneticamente, darebbero luogo a risposte adattive riconducibili a famiglie emozionali.

Secondo la teoria evolutiva, le emozioni permetterebbero, quindi, agli individui di reagire tramite una risposta immediata a stimoli interni, esterni, naturali o appresi, consentendo loro di sopravvivere

Le emozioni primarie

Le microespressioni facciali nelle emozioni

Tra i nomi sopra citati emerge quello di Paul Ekman, psicologo statunitense, divenuto pioniere della tecnica di riconoscimento delle emozioni e delle espressioni facciali.

Egli dimostrò che, le espressioni facciali e le emozioni non sono determinate dalla cultura di un posto ma sono universali e dunque di natura biologica.

Nel 1972, seguendo una tribù isolata dal mondo in Papua Nuova Guinea, Ekmna, riscontrò che le espressioni di base/primarie universali corrispondevano a: rabbia, disgusto, tristezza, gioia, paura e sorpresa.

Ma perché l’aggettivo distintivo primarie?

L’aggettivo viene utilizzato per enfatizzare la natura ubiquitaria ed iniziale di tali processi emotivi, una sorta di atmosfera emozionale diffusa, analogamente al concetto di colori primari; il termine allude alle differenti combinazioni che possono dare origine ad una vasta gamma di espressioni emotive diverse.

Le sensazioni scaturite dalle emozioni primarie non sono verbali e sono spesso inconsce.

Tali stati emotivi sono però spesso comunicati attraverso espressioni facciali e presentano profili fisiologici caratteristici. Le emozioni fondamentali possono essere considerate stati della mente differenziati, che si sono sviluppati come pattern di attivazione specifici.

Ekman suddivise la mimica facciale in tre categorie:

  1. Macroespressioni: sono tutte quelle espressioni che durano un tempo sufficiente per essere viste e interpretate senza difficoltà.
  2. Microespressioni: espressioni facciali brevissime, da 1/2 a 1/25 di secondo. Possono presentarsi per due ragioni: per uno sforzo consapevole di dissimulazione o come prodotto di una rimozione qualora il soggetto non sia consapevole dell’emozione che sta vivendo.
  3. Espressioni sottili: sono espressioni che si manifestano solo in parte del viso, oppure lo coinvolgono tutto ma in modalità attenuata. I motivi per cui si manifestano possono essere eterogenei: l’emozione che si sta provando è poco intensa, o sta scaturendo in quel momento, oppure si tratta di un’emozione intensa che viene attivamente repressa lasciando sfuggire solo qualche gesto rivelatore

Le microespressioni facciali

Le microespressioni sono quelle espressioni emozionali del volto di brevissima durata in grado di fornire il quadro completo dell’emozione che l’individuo cerca di dissimulare e che, a differenza delle normali espressioni, è molto complicato controllare e spesso svelano, come i lapsus, intenzioni nascoste o emozioni che si vogliono celare.

Le ricerche di Ekman si sono estese, grazie alla collaborazione con Friesen; essi si spinsero nell’impresa di mappatura dei 43 muscoli facciali responsabili delle sette micro-espressioni principali. I muscoli coinvolti sono stati codificati in un sistema chiamato Facial Action Coding System – FACS.

Esse corrispondono, pressappoco, alle stesse mimiche facciali che appaiono nelle espressioni: le emozioni possono esprimersi in più di 7000 espressioni facciali.

Le più importanti e riconosciute universalmente studiate attraverso le micro-espressioni sono:

  • Disgusto: si esprime con il rovescio della bocca verso il basso ed il naso arricciato, le sopracciglia si abbassano e si avvicinano creando delle rughe verticali sulla fronte, mentre le palpebre si alzano creando rughe alla radice del naso e agli angoli esterni degli occhi; le labbra si contraggono e si curvano verso il basso creando delle rughe che partono sotto il naso e continuando fino agli angoli della bocca.
  • Disprezzo: fa assumere al volto un’espressione che viene molte volte scambiata col disgusto. Nell’espressione di disprezzo si nota un pronunciato innalzamento di un solo sopracciglio, che crea rughe concentriche al di sopra di esso. Il labbro superiore si alza dallo stesso lato. L’angolo della bocca si solleva, provocando un innalzamento della guancia.
  • Tristezza: le sopracciglia si avvicinano e si sollevano nella parte interna facendo salire anche l’angolo interno delle palpebre superiori. Gli angoli della bocca vengono spinti verso il basso, il labbro inferiore comincia ad avere dei piccoli tremolii. La faccia appare inespressiva e cadente.
  • Paura: le sopracciglia si sollevano, si distendono e si avvicinano creando delle piccole rughe orizzontali sulla fronte. Gli occhi si spalancano e lo sguardo resta fisso nella direzione della fonte di paura. La bocca resta aperta ma con gli angoli che tendono verso il basso, mentre le narici si dilatano.
  • Rabbia: viene espressa attraverso la contrazione della fronte che, a sua volta, forma delle rughe verticali tre le sopracciglia. Lo sguardo diventa fisso e gli occhi si fanno stretti tra le palpebre. Le narici si dilatano, le labbra si contraggono e la bocca può aprirsi mostrando i denti fino ai canini inferiori.
  • Sorpresa: è una delle emozioni più rapide e brevi. Le sopracciglia si alzano, si allontanano e si curvano allo stesso tempo creando delle piccole rughe che seguono la linea delle sopracciglia stesse, gli occhi si spalancano, mentre la bocca prende la forma di una O.
  • Gioia: la fronte si distende e lo sguardo appare brillante e vivace, le palpebre inferiori si sollevano e formano delle piccole rughe tutto intorno agli occhi. La bocca si stira sollevando gli angoli della bocca.

E se non potessimo mai mentire, se il sorriso fosse un’espressione perfettamente attendibile?  – P. Ekman

Elettra Bigi per Psicologia24