Ho vissuto con diversi maestri Zen – erano tutti dei gatti.
Eckhart Tolle

La nostra scuola si basa su tipi di valutazioni omologate che misurano quanto gli allievi sono bravi a memorizzare numeri e nomi o a risolvere problemi secondo criteri che riconducono in modo limitato l’intelligenza a capacità matematiche e linguistiche.

I test del quoziente intellettivo stessi, usati in ambito diagnostico, sono misure del rendimento scolastico con una visione ristretta dell’intelletto umano.

Oggi finalmente si sta cominciando a mettere in discussione questo approccio.

Si è scoperto infatti che l’intelligenza ha a che fare con diverse altre capacità come quella di esprimere e gestire le emozioni, di intervenire sulle esperienze, di sintonizzarsi e stare bene con gli altri.

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L’intelligenza emotiva

Si parla di intelligenza emotiva facendo riferimento ad una serie di abilità intra e interpersonali che favoriscono la realizzazione di se stessi, la comunicazione efficace con gli altri, la gestione dei conflitti, le risposte creative alle crisi.

In sostanza il saper gestire in modo efficace e finalizzato il nostro mondo interiore fatto di emozioni, stati d’animo, sentimenti, valori, credenze, passioni, motivazioni.

Competenze però che la nostra cultura sottovaluta e non sostiene e di cui, in senso generale, risultiamo difettosi, spesso sprovvisti soprattutto a paragone con altri animali.

Non sempre infatti, se pensiamo a cosa succede nel mondo intorno a noi ma anche nella nostra vita personale, ci riveliamo così intelligenti emotivamente e socialmente.

Gatti ed emozioni

Gatti, emozioni ed intelligenza emotiva

Ne danno prova invece i gatti, almeno per alcuni aspetti, seppur comunemente vengano considerati animali scontrosi, egoisti e freddi. Indifferenti alle vicende umane.

Secondo alcuni studi infatti il gatto – ma anche la pecora e altri animali – sa cogliere espressioni sottili, è in grado di ricevere e decodificare informazioni emotive attraverso canali non verbali della comunicazione.

Non solo in individui della sua specie ma anche negli essere umani. Risulta cioè profondamente connesso, sensibile ai nostri stati d’animo, in grado di darci attenzione più di quanto pensiamo rivelando capacità prosociali delicate.

Intanto è stato dimostrato che questo piccolo felino è sensibile al nostro umore. Cioè si comporta diversamente quando l’umano di riferimento è sorridente – con comportamenti positivi di avvicinamento – rispetto a quando è accigliato o preoccupato – rispondendo con atteggiamenti di allontanamento.

Queste risposte, calibrate sullo stato emotivo della persona familiare, non sono comunque replicate nel caso abbia a che fare con uno sconosciuto.

Non è quindi solo in grado di interpretare la comunicazione non verbale, cogliere sfumature espressive, riconoscere gesti ed espressioni umane ma di imparare a conoscere con il tempo le persone vicine.

Per poi rispondervi in maniera adeguata, calibrata sull’altro. Ad esempio evitando di essere di intralcio o risultare noioso quando l’amico umano è scontroso o irritato.

Insomma, è un amico a quattro zampe che impara presto le nostre abitudini, studia i dettagli. Si acquatta e ci osserva dagli angoli comodi cogliendo aspetti dei quali forse noi stessi non siamo consapevoli. Non si stanca di contemplarci.

E’selvaggio per certi versi, ma socializzato; raffinato nelle relazioni; discreto, mai eccessivo o fuori luogo.

Piuttosto siamo noi a non saper interpretare alcune sue espressioni sottili, a definire certi movimenti della coda arricciolata ad esempio. Non sappiamo ancora nemmeno bene il senso delle fusa. Rimane un amico in parte misterioso.

Insegnanti a quattro zampe

La scienza si è concentrata soprattutto sullo studio del cane, considerato da sempre il migliore amico dell’uomo.

E’ recente una notizia che riguarda questo animale: può aiutare a scuola perché la sua presenza migliora concentrazione, studio e risultati ma anche responsabilità e ordine negli alunni.

Dopo l’entrata in ospedale per i benefici dimostrati sulla guarigione dei pazienti, l’arruolamento nelle forze dell’ordine e di soccorso, adesso questo compagno a quattro zampe entra in classe.

Le prime esperienze nell’istruzione del cosiddetto learning support dog, il cane che aiuta a insegnare, si stanno realizzando in Inghilterra con risultati sorprendenti.

Quando finalmente tutte le forme di intelligenza riceveranno attenzione nella scuola e si capirà l’importanza dell’educazione socio affettiva, allora sarà il gatto a salire in cattedra.

Insegnerà cosa vuol dire essere attenti agli altri, sintonizzarsi emotivamente, saper calibrare il proprio comportamento.

Come arrotolarsi sullo spigolo delle situazioni e adattarvisi comodamente.

Ci farà capire come stare in relazione in modo profondo senza esagerare, come essere autonomi in una dipendenza sana.

Le sue lezioni serviranno a rivitalizzare l’empatia, combattere la violenza e l’indifferenza.

Sarà un insegnante fantastico.