Il disturbo da accumulo, o hoarding, consiste nella tendenza, eccessiva e patologica, ad accumulare oggetti con contestuale incapacità, o difficoltà, di separarsi da essi.

Per chi è affetto da tale disturbo, l’idea di separarsi da un proprio oggetto provoca sentimenti di disagio, ansia e paura di perdere informazioni importanti; di perdere l’attaccamento emotivo all’oggetto o di poterne avere bisogno in futuro, anche quando si tratta di cose del tutto inutili.

In alcuni casi la tendenza all’accumulo può raggiungere livelli tali per cui la casa viene riempita in ogni suo angolo con cose e cianfrusaglie varie fino a rendere non più fruibili alcuni spazi: ad esempio il bagno e la doccia non sono più utilizzabili perché riempiti di vecchi vestiti; sul tavolo della cucina non si può mangiare perché è riempito con oggetti vari; la stanza da letto viene usata per stipare cianfrusaglie.

La maggior parte degli hoarder, oltre a manifestare disagio all’idea di separarsi dai propri oggetti, manifesta anche la tendenza ad acquisirne in continuazione di nuovi prendendoli gratis quando ve ne è l’occasione; oppure acquistandoli e, più raramente, rubandoli.

Il disturbo da accumulo sta diventando sempre più diffuso e non è ancora chiaro il motivo per cui questa problematica sia in crescita.

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Disturbo da accumulo: incidenza e terapia

Diverse ricerche condotte di recente in Europa e negli Stati Uniti hanno mostrato che la percentuale di persone che soffre di disturbo da accumulo è attualmente compresa tra il 2% e il 6% della popolazione.

In passato era stato ipotizzato che tale disturbo potesse essere più frequente nei Paesi ricchi occidentali e meno diffuso nei Paesi poveri del terzo mondo.

Nuovi studi tuttavia sembrano mostrare che questa patologia si manifesti ugualmente e con caratteristiche simili in tutti i Paesi e in tutte le culture.

In tutte le culture, inoltre, le persone con disturbo da accumulo sembrano avere simili tratti comportamentali: indecisione, perfezionismo, procrastinazione, difficoltà a pianificare attività.

L’indecisione, soprattutto, sembra essere un tratto comune a tutti gli hoarder.

Questo disturbo può avere correlati neurobiologici e una base genetica. Circa il 50% delle persone con tale problematica riferisce di avere parenti che accumulano e gli studi sui gemelli indicano che circa il 50% della variabilità nel comportamento di accumulo è attribuibile a fattori genetici additivi.

Anche i fattori ambientali hanno un ruolo nell’insorgenza del disturbo: gli hoarder spesso riferiscono di eventi di vita traumatici o stressanti che precedono l’insorgenza del disturbo o che ne determinano l’aggravarsi.

Nel trattamento del disturbo da accumulo la terapia cognitivo comportamentale sembra essere quella che riesce ad avere maggiore efficacia, ma molti individui rifiutano di sottoporvisi.

Soprattutto coloro che non mostrano consapevolezza dell’irrazionalità del loro comportamento di accumulo rifiutano la terapia. Un po’ più disponibili al trattamento sono invece gli individui che si rendono conto dell’irrazionalità dell’accumulare oggetti inutili.