Quando si parla di somatizzazione infantile si fa riferimento al fragile rapporto tra psiche e soma in età evolutiva: più il bambino è piccolo, più il suo disagio psicologico è veicolato attraverso i sintomi corporei.

Di primaria importanza nell’ambito della psicosomatica infantile è la relazione che il bambino instaura con la figura principale di accudimento, generalmente la madre.

Grazie al comportamento di cura materno e all’atteggiamento corporeo assunto dalla madre quando lo tiene in braccio, il bambino svilupperà un’integrazione psicosomatica, cioè la psiche riuscirà ad abitare il soma attraverso lo sviluppo di un Sé allo stesso tempo sia fisico che psichico.

Di contro, una mancata sintonizzazione affettiva con la madre può tradursi in dolore del corpo, manifestato attraverso disturbi psicosomatici di varia natura.

La relazione tra madre e bambino è intesa come un vero e proprio sistema interattivo che regola sia il comportamento che la fisiologia del bambino.

Anche la figura paterna contribuisce, con la sua presenza attiva, a realizzare l’ambiente idoneo alla maturazione psicosomatica del bambino.

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Il bambino come inventore di patologia

Nella somatizzazione e nei disturbi a essa correlati il bambino ha sintomi di sofferenza fisici, pensa eccessivamente ai sintomi e fa cose a essi collegati.

Nell’equilibrio psicosomatico del bambino giocano un ruolo fondamentale sia le esperienze corporee che le esperienze affettive.

Il bambino che presenta un ridotta capacità di elaborazione mentale manifesta frequentemente sintomi somatici connessi a situazioni di stress familiare e/o individuale.

Il corpo è per il bambino lo strumento, prima del linguaggio, attraverso cui esprimere una sofferenza psicologica.

Attraverso la somatizzazione l’emozione viene spostata su un organo o apparato, trovando così una via di sfogo e un modo per richiamare l’attenzione su di sé.

Il bambino che sviluppa un sintomo psicosomatico è come un inventore di patologia: il sintomo che si manifesta è forviante rispetto alla causa reale del disturbo; l’organo oggetto della malattia è un organo su cui il bambino scarica un disturbo di altro genere.

I disturbi da somatizzazione infantile

I disturbi psicosomatici più ricorrenti nei bambini sono:

  • Cefalea idiopatica precoce può esordire nella prima infanzia con dolori addominali ricorrenti, vomiti ciclici, vertigini, febbri senza causa, dolori articolari.
    Il bambino con cefalea idiopatica sembra avere peculiarità caratteriologiche ben precise che contribuiscono al determinare l’insorgenza e il mantenimento della patologia: tristezza, vulnerabilità alla frustrazione e all’ansia, minore fiducia di base e ottimismo, sensazioni di incapacità e timore di rimproveri e abbandoni.
    Situazioni ambientali strettamente legate alla cefalea idiopatica sono: depressione materna, genitori con rapporti conflittuali, separazione dei genitori.
  • Sintomi gastrointestinali – riguardano soprattutto la regione addominale, periombelicale, nel quadrante inferiore destro.
    Il contesto psicologico riguarda un bambino ansioso che vive in una famiglia altrettanto ansiosa che orienta tutte le sue attenzioni sull’addome del bambino, favorendone il vantaggio di benefici secondari.
    Frequenti sono i casi di fobia scolare: paura della scuola e paura di staccarsi dalla madre.
  • Sintomi respiratori – come crisi pseudo-asmatiche e tosse psicogena.
    Dal punto di vista psicologico, sono direttamente responsabili i fattori di stress cronico e acuto.
    Attraverso il respiro la vita scorre dentro di noi: il bambino che somatizza con sintomi respiratori esprime vissuti conflittuali nelle relazioni con l’ambiente esterno.
  • Dermatopatie: è il risultato di vissuti negativi legati a dinamiche interpersonali, come l’esistenza di un evento stressante specifico o la permanenza di una condizione di stress diffuso, e si manifesta con acne, alopecia, orticaria, dermatite atopica, vitiligine.
    Gli indicatori di disagio psicologico che possono predisporre alle dermatopatie sono la presenza di comportamenti estremi e inadeguati, atteggiamenti rinunciatari, problematiche a carico dell’interazione e dell’adattamento sociale

Il sintomo come comunicazione

La comunicazione attraverso il sintomo nel bambino è molto più comune di quanto si pensi; spesso è lieve e passeggera, altre volte richiede una presa in carico del bambino e della sua famiglia.

I disturbi psicosomatici possono insegnare ai genitori a conoscere i bisogni e le paure nascoste del loro bambino. 

Questi disturbi generalmente richiedono un intervento psicologico, ma ciò che farà la differenza è riuscire a cogliere e a comprendere il messaggio in codice che il bambino sta inviando attraverso la somatizzazione. Il bambino, in questo modo, ci insegna molto di lui.

In fondo, chi non impara nulla dai bambini, certamente non imparerà nulla dai grandi.

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